Giugno 1998

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Indice n° 0

La Macchina del tempo

Di Giacomo Spinelli, Antonio Fasanelli, Giuseppe Taneburgo

Nello scrivere alcune note storiche sul comune di Sammichele di Bari, o come sarebbe più corretto dire S. Michele di Bari, è necessario partire con una panoramica su quelli che sono stati, nel corso dei secoli, gli insediamenti umani nell’attuale territorio di Sammichele e dei comuni limitrofi, in particolar modo Turi, Gioia del Colle e Casamassima.

I primi di cui si ha notizia, risalgono all’età del bronzo (XV sec. a.C.) ed erano situati in località PENTIMONE, a circa un chilometro dall’attuale Sammichele in direzione di Turi, e in prossimità di MONTE SANNACE (che secoli dopo vedrà la nascita e la morte di un importantissimo centro peuceta) in agro di Gioia del Colle.

Un’altra traccia della presenza umana è costituita da due fitte (menhir) poste sulla direttrice Pentimone-Monte Sannace, e ancora visibili lungo la strada denominata Tarantino.

Come già accennato, nell’età del ferro si costituì l’importantissimo centro peuceta di Monte Sannace, che controllava le più importanti vie di comunicazione dell’epoca: quella che partendo da Silvium (Gravina di Puglia), attraverso il Canale di Pirro portava ad Egnazia, e quella che provenendo da Taranto e da Metaponto attraverso la Lama di Jumo portava al litorale immediatamente a sud di Bari.

A chi vuole approfondire il periodo storico sin qui trattato, consigliamo di leggere l’esauriente monografia "Un territorio una cultura: dalle origini a San Michele di Bari" di Filippo Boscia, Gianni Trizio e Lorenzo Netti.

Vogliamo invece a questo punto parlare di un altro insediamento esistito nell’attuale territorio di Sammichele, ed è quello di Casale Frassineto con l’Abbazia di S. Angelo di Frassineto.

Le prime notizie su Frassineto risalgono al VI sec. d.C. quando a seguito della distruzione di Gioia da parte dei Goti, i gioiesi si rifugiarono su Monte Sannace e in Frassineto (Losapio F.P., "Quadro Istorico-Poetico sulle vicende di Gioia" Palermo, Pedone e Muratori, 1834). Altre notizie si ricavano dal Codice Diplomatico Barese vol. V, dove in un documento del XII sec. d.C. si legge che il Conte Roberto di Conversano donò ".....ecclesiam Sancti Petri novicii, sita propinquo et in pertinentiam castelli nostri Frassineti ". Figlio di Roberto fu Ugo de Fraxinito e il figlio di Ugo fu il potente Tommaso Barone di Frassineto e Turi, talmente potente da molestare il Gran Priore della Basilica di San Nicola di Bari (Petroni, "La Storia di Bari" ). Le ultime notizie sul Casale di Frassineto risalgono al 1456 quando Caterina Orsini sposa Giulio Antonio Acquaviva portando in dote la Contea di Conversano, comprendenti i territori di Noci, Castellana, Turi e Casamassima, la selva di Alberobello e i casali di Castiglione e Frassineto.

Nel 1481 Giulio Antonio Acquaviva, lascia al figlio Andrea Matteo la Contea di Conversano con ".....Terram Castellanae, Terram Nucum cum eius Turri, Turam, Casamaximae, et Casale Castellani nec non Casale Monteroni, cum casalibus et locis inhabitatis Casabule, casale de Fraxineto, casale Temelgione, et silva Alberobelli" (D.Morea "Chartularium Cupersanense"), in tale data quindi non c’era più traccia di vita in Frassineto.

Le prime notizie dell’Abbazia benedettina di S. Angelo risalgono al 1158 e si rilevano dal Codice Normanno di Aversa dove si racconta di una controversia tra Guidalmone, Superiore del Monastero di S. Angelo di Frassineto, e il catapano Biagio di Modugno; è accertato infine, che nel secolo XVII l’Abbazia era ancora viva e vitale.

I resti dell’antica Abbazia sono ancora in piedi, anche se coperti di rovi (non sarebbe male pensare ad un’opera di recupero di quello che è uno dei pochissimi monumenti esistenti nel territorio di Sammichele), a poca distanza dal paese, lungo la strada che dall’abitato porta a quella contrada che è conosciuta con il nome di Canale Frassineto. In tali resti sono ancora identificabili vari ambienti tra cui una cappella, in cui sono visibili alcune tracce di affreschi. Non deve inoltre trarre in inganno il fatto che i ruderi non hanno i requisiti classici di una struttura cenobiale, perché essi erano una prerogativa di insediamenti benedettini ben più importanti. La famosa Abbazia del Barsento, ad esempio, all’epoca era costituita dalla chiesetta e da pochi altri ambienti, mentre la maggior parte degli edifici oggi visibili risalgono al secolo scorso. L’Abbazia di S. Angelo in Frassineto, come l’Abbazia del Barsento, è probabile quindi che fosse una grangia dell’Abbazia di Banzi in Basilicata, il più grande insediamento benedettino in questi territori.

Se per quanto riguarda l’Abbazia non ci sono dubbi sulla sua posizione, stranamente dell’abitato di Casale Frassineto non c’é più traccia. Nella zona conosciuta adesso come Canale Frassineto, in passato sono state ritrovate tombe e resti di altre epoche (appulo e romane), ma com’è possibile che di un abitato ancora vivo alla fine del XV secolo non si sappia più nulla, mentre sono ancora visibili i resti dell’Abbazia e quelli più antichi di Monte Sannace? Perché, come vedremo in seguito, nell’atto d’acquisto del 1609 si legge: "Michele Vaaz chiede di comprare et compra ......... la possessione chiamata lo Centurione con case, vigne e giardino, et tutti l’altri corpi........" ? Perché nelle carte del Gastaldi, risalenti ai primi decenni del 1600, in posizione baricentrica tra i comuni di Casamassima, Acquaviva, Gioia e Turi, è ancora riportata la località di Frassinito? Lasciando per un attimo da parte il formalismo e la precisione della ricerca storica, ci piace pensare alla leggenda dell’araba fenice, il favoloso uccello sacro agli egizi, che dopo morto rinasceva dalle sue ceneri; non può essere che Casale S. Michele sia nato da quelli che furono i resti di Casale Frassineto?

(continua)