Agosto 1998 |
Alla scoperta del torneo di Sant Antonio
Di Antonio Fasanelli
Rivisitando i trascorsi storici della nostra cittadina ci si accorge che il "torneo di S.Antonio" è stato sin dal 1964, data di fondazione della prima società sportiva di Sammichele, una manifestazione legata alla passione per il gioco del calcio. Il presidente di turno della suddetta società (il primo è stato Bergamelli mentre lultimo Giliberti), in seguito alle continue pressioni da parte degli "amanti del pallone", che con il passare del tempo diventavano sempre più numerosi, concedeva il campo comunale che aveva in gestione, organizzando quello che sarebbe diventato il più bel torneo dellanno.
La manifestazione suscitava linteresse di tutta la cittadinanza in quanto essa si sentiva chiamata in primo piano in ogni ordine detà. Infatti nelle squadre cera posto per i veterani, i ragazzini promettenti, gli adulti appassionati dello sport. Tutti gli altri assistevano appassionatamente alle gare riempiendo gli spalti.
La vigilia degli eventi era costellata da tumultuosi scontri verbali tra le varie compagini.
Franco Cici (attuale allenatore della società calcistica Sporting Club) racconta che quando la sera ci si trovava nei bar del paese, non era difficile imbattersi in discussioni tra alcune fazioni: Tonino del "Vecchio Camino", Franco del "Bar Central" e Tonino Susca della "Edicola". Ognuno vantava la squadra che aveva fatto costruire attorno al proprio capitano e giurava nella vittoria finale, mentre agitando ed irrigidendo le braccia, con un linguaggio molto colorito, mostrava di quale portata sarebbe stata la sconfitta dellavversario.
A sancire la superiorità agonistica nella manifestazione, che voleva coincidere con la superiorità della propria attività commerciale sulle altre, sarebbe stata la conquista e la successiva esposizione a tutti, della coppa del I° classificato. Dunque questo era il fine ultimo del torneo: costruire una squadra per aggiudicarsi una coppa alta circa 70 cm da poter mostrare con orgoglio a tutti i clienti nel proprio locale.
Al torneo partecipavano allincirca 6-8 squadre che si affrontavano in un girone unico. La prima e seconda classificata si sarebbero scontrate in finale per aggiudicarsi il trofeo. Tassativamente dovevano essere composte al massimo da 15 giocatori di Sammichele e da non più di 4 tesserati alla FIGC (calciatori in attività).
Con i soldi ricavati dalliscrizione delle squadre alla competizione (liscrizione era di appena £.100.000) si comperavano le coppe e le targhe di premiazione; si pagava la sola benzina agli arbitri della FIGC che dovevano dirigere gli incontri; si dava una mancia al custode del campo di calcio, che manuteneva le docce e sistemava il terreno di gioco prima e dopo le gare. Il pedaggio del campo era offerto gratuitamente dalla società di calcio.
Questo è ciò che accadeva fino a circa dieci anni fa. Nel frattempo era maturata la cessazione delle attività della società calcistica, causa che ha contribuito al degrado del campo sportivo e quindi alla inevitabile scomparsa della manifestazione, che per tre anni non si è più svolta.
Solamente agli inizi degli anni novanta, la società Derby Club ha riproposto il "torneo di S.Antonio" in versione calcio a 5, in un campetto allestito in prossimità della via del Canale.
Allinizio ha attirato parecchia gente, sia per la novità della nuova struttura, unica nel genere nel nostro comune, sia perché era rimasta ancora intatta la faziosità tra le varie compagini.
Sin da quel momento si volle modificare il regolamento: erano ammessi dapprima gli "oriundi" (giocatori residenti fuori o aventi i genitori sammichelini), poi un numero limitato di forestieri, fino ad ospitare squadre completamente non conterranee. Inoltre i trofei iniziavano ad essere di dimensione più modesta, la tassa discrizione saliva di prezzo ed il pedaggio del campo non era più gratuito.
Dopo alcuni anni, con la costruzione del campetto comunale, il torneo si spostò nel paese, dove anche qui allinizio suscitò molto interesse tra la gente.
Le regole continuavano a cambiare: la coppa del vincitore diventava di proprietà dello sponsor solo dopo averla conquistata per tre volte.
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo di insoddisfazioni. Si è trasformata una tradizione locale che si fondava sui rapporti intergenerazionali, sullorgoglio di esporre a tutti una coppa dignitosa nel locale dello sponsor, sul divertimento di un gruppo di persone che avrebbero festeggiato alla fine cenando insieme, in una serie di incontri che presentano alla fine un ingiusto costo salato (soprattutto per i giovanissimi). Tutto ciò non ha fatto altro che far allontanare dal mondo delle competizioni sportive tanti ragazzi, in quanto i commercianti locali non sono più disposti a pagare sponsorizzazioni che per loro sono diventate esorbitanti.
Per cercare di invertire la rotta di allontanamento dalla manifestazione calcistica, da 2 anni a questa parte si è inventato uno stratagemma economico: si è sostituita lambita coppa con una somma in denaro, cosa mai vista in un torneo sportivo di questo genere. Dunque adesso si deve lottare per i soldi; si deve costruire non più una squadra di amici che si vogliono divertire ma un gruppo di "mercenari" per tentare di fare il colpo grosso. Che fine hanno fatto gli ideali?
La partecipazione del ragazzino e delladulto che una volta costituivano lasse della squadra e che cementavano lattenzione di tutto il paese sullevento, viene definitivamente compromessa.
Inutili saranno tentativi che continueranno a muoversi in direzioni diverse da quelle che avevano ispirato il torneo. Ci piace concludere considerando che il successo ed il mantenimento di una tradizione dipende dalla capacità di ognuno di noi di far propri i valori e di saperli proiettare nel tempo.